Durante questo (ormai) anno di pandemia, abbiamo imparato ad utilizzare le piattaforme digitali per presentare, fare riunioni, lezioni e sessioni di workshop.
Sicuramente non è stato facile, ma piano piano, siamo diventati sempre più esperti, abbiamo creato setting nelle nostre case, acquistato faretti, microfoni e cuffie.
Abbiamo imparato a gestire l’audience da remoto, tutta l’audience da remoto.
Recentemente, grazie all’allentarsi delle restrizioni e all’avanzamento delle vaccinazioni, le sessioni totalmente on line sono diventate ibride: pubblico in presenza e pubblico a distanza.
Fino ad oggi l’approccio e l’interazione digitale sono sempre stati “democratici”:
- Tutti hanno la stessa possibilità di accedere agli stessi contenuti
- Tutti hanno le stesse possibilità di parlare, intervenire ed interagire con lo speaker
- Tutti hanno gli stessi strumenti per lavorare in gruppo
- Tutti accedono alla stessa esperienza
Con un pubblico ibrido il rischio di avere audience di serie A e B è molto elevato. Questo perché lo speaker deve gestire contemporaneamente la comunicazione in presenza e quella da remoto.
Facciamo un esempio pratico: vogliamo porre una domanda alla nostra audience, le persone in presenza risponderanno a voce, ma la loro risposta non sarà sentita dalle persone collegate, perché lontane dal microfono dello speaker. Allo stesso tempo le risposta a voce o scritte nelle chat non saranno sentite dalle persone in presenza.
Lo speaker quindi deve fare da ponte fra l’audience digitale e quella fisica.
Se i software delle piattaforme digitali ci hanno permesso di continuare a lavorare e fare lezione, oggi, con audience miste, è necessario anche un’evoluzione dell’hardware in modo da eliminare le differenze fra le audience e permettere di avere davvero una sessione comune.
È molto probabile che questa modalità mista sarà la vera nuova normalità per il futuro, anche al termine dell’emergenza sanitaria, ed è quindi fondamentale ripensare l’esperienza attraverso un approccio tecnologico a 360° per eliminare il rischio di un ulteriore digital divide.