L’intelligenza artificiale, volenti o nolenti, sta cambiando il nostro presente e riscrivendo il nostro futuro. Le sue applicazioni pratiche permettono di migliorare l’efficacia e l’efficienza dei processi. L’AI può gestire conversazioni (ad oggi elementari) con gli utenti tramite bot e, a livello più complesso, intere città (Smart City).
Anche nel mondo del public speaking sono già comparse diverse applicazioni che sfruttano l’intelligenza artificiale per allenare e migliorare le tecniche di esposizione.
Microsoft ha lanciato un nuovo sistema di AI che permetterà alle persone di avere feedback durante il rehersal della presentazione. I feedback saranno relativi al ritmo dell’esposizione, all’utilizzo di termini riempitivi e infine avviserà se si utilizzano riempitivi (“tipo” “in pratica” “umm”). Alla fine della prova registrata vocalmente un report riassumerà tutte le indicazioni. Link al video Microsoft del nuovo Virtual Coach: https://www.youtube.com/watch?v=Zx56ra4XtXM
Questa innovazione si affianca alla precedente feature -sempre basata su AI- che suggerisce delle foto da inserire nella presentazione, ad oggi funzionante solo in inglese. Come funziona? Scrivendo nella slide il titolo ad esempio “rain”, il sistema in automatico suggerisce delle ipotesi di immagini di pioggia pertinenti al contesto semantico digitato.
Microsoft non è la prima a lanciare sistemi di Virtual Coaching:
già l’app Speeko , disponibile solo per sistema iOS, permette di avere un feedback sulla propria voce in termini di articolazione, intonazione e ritmo. Esistono anche altre app sia per iOs che android come Like So, Ummo che permettono attraverso una analisi dello speech di evidenziare riempitivi che spesso utilizziamo senza neanche rendercene conto.
Esistono anche applicazioni più evolute che utilizzano la tecnologia dei VR come Virtual Speech che permette di ricreare diversi ambienti di presentazione ad esempio un TED Theatre, una sala riunioni, una conferenza stampa. Sono disponibili diverse modalità di speech che permettono di allenare il contatto visivo, la chiarezza dell’esposizione o semplicemente per superare la paura di un pubblico più ampio. Ad oggi la grafica del contesto e soprattuto del pubblico sono ancora molto digitalizzate e simili ad un videogioco, rendendo l’esperienza molto lontana dalla situazione reale. Virtual Speech, a differenza delle altre applicazioni, permette l’acquisto di veri e propri corsi di public speaking per singoli o per gruppi in remoto. Per fruire dei corsi o anche solo delle prova gratuita è necessario avere un visore VR.
Queste applicazioni nascono dall’analisi di Big Data relativi alle presentazioni che forniscono la base per sviluppare i feedback. Questi feedback ovviamente sono quindi personalizzati (relativi alla registrazione dello speech del singolo), ma standardizzati in quanto non è possibile inserire elementi come: composizione, livello di competenza dell’argomento e insight dell’audience e contesto della presentazione.
Dalla nostra esperienza abbiamo imparato che quello che rende una esposizione efficace è sicuramente il giusto ritmo, la corretta intonazione e un linguaggio chiaro, ma soprattutto l’autenticità e autorevolezza dello speaker percepita dall’audience. Questa percezione non passa solo attraverso elementi misurabili come il ritmo, la velocità, ma da elementi che nascono dal paraverbale e soprattutto dal non verbale. Nulla è più dannoso in termini di efficacia di comunicazione di una voce impostata, di una postura non autentica, di canali di comunicazione non allineati.
Inoltre ogni essere umano è diverso, possiede un suo sense of humor, utilizza modi di dire che derivano dalla sua storia personale e da modalità personali di comunicazione. Dalla nostra esperienza spesso quello che può essere definito difetto, che devia dallo standard, è invece una caratteristica distintiva dello speaker che lo rende unico e empaticamente efficace. Basarsi su feedback standard porta di conseguenza ad una standardizzazione della comunicazione, che non è sinonimo di efficacia. Alla fine i destinatari del nostro umanissimo speaker, sono esseri umani.
L’AI è sicuramente uno strumento utile per allenarsi, ma per raggiungere la massima efficacia è opportuno affiancarla alla Intelligenza di un essere umano, che potrà fornire feedback completi su aspetti fino ad oggi non ancora analizzati e standardizzati.
Una partnership fra le due intelligenze è (oggi) ancora la migliore strategia per l’efficacia.