“Storie”, “Stories”, “Storytelling”… Un mantra che ormai da alcuni anni risuona nelle aziende, sui social, nei libri di comunicazione, nei corsi di aggiornamento.
Una “storia” è estremamente efficace per comunicare perché:
1) è la prima invenzione dell’uomo per tramandare la conoscenza
2) è la modalità attraverso cui fin da bambini impariamo cose nuove (favole)
3) è lo strumento per raccontare la nostra storia personale (vita)
4) parla e seduce il cervello emozionale, che poi è quello che davvero decide
5) aumenta la memorabilità, trasformando mere informazioni in narrazione
Infine come dice Robert Mckee “La storia è il nostro massimo sforzo per dare un significato all’anarchia dell’esistenza.”
E mai come oggi, parafrasando il pensiero di Zygmunt Bauman, con la crisi delle Grandi Narrazioni ideologiche, religiose, degli Stati e dei governi c’è una crisi esistenziale del singolo. Le Grandi Narrazioni davano un ordine alle cose, un ruolo alle persone e valori da seguire, una struttura di senso in cui riconoscersi, una storia in cui raccontare la propria. L’individuo attuale invece, è privo di riferimenti stabili, ha una personalità cangiante e un’identità ambigua, è un nomade disorientato alla ricerca di senso. La storia e le “stories” oggi sono un mezzo per il singolo di raccontare e raccontarsi, cercando di dare un senso alla propria esistenza e alle proprie idee.
Ecco perché oggi, anche in presentazione, è necessario creare una storia: per raccontare le tue idee e il tuo senso nella narrazione de mondo.